QUANDO UN CANTAUTORE EVOLVE DA DENTRO: Questa solitudine che sentiamo è una conseguenza naturale del processo di trasformazione dell’essere umano.

CANTO A ME STESSO LE PROPOSTE CHE POI ANDRÒ A CONDIVIDERE CON LA GENTE

«Per aiutare gli altri, prima bisogna aiutare se stessi, poi si condivide il coraggio, da dentro.» Dice in una delle sue canzoni: io sono quel tipo di uomo.

 

Intervistiamo Darwin Grajales, un cantautore molto speciale, un uomo che in molti considerano un’autentica medicina. Darwin è stato due settimane in Spagna a offrire la sua maestria interiore nei nostri epicentri di Barcellona e Madrid.


 

Da quanto canti e componi?

Compongo da quando avevo 8 anni, ho cominciato a cantare a 20.

Perché hai cominciato a comporre?

Mi sento influenzato dalle medicine naturali, principalmente dall’Ayahuasca. Mi ha rimosso dei blocchi mentali sull’ipotetica perfezione che uno dovrebbe avere nell’arte o nel canto. L’Ayahuasca mi ha portato in maniera abbastanza fisiologica al mio poter cantare, un bisogno di autoguarigione, e al contempo mi ha reso cosciente di tutta la musica che mi stava influenzando e di come in essa vi sia molto dolore, molto contrasto, molte canzoni che sono contro qualcosa. Allora mi sono come svegliato e ho compreso che stavo facendo resistenza a tante cose…è stato un processo che la musica ha accentuato. In seguito mi è sorta l’iniziativa di cantare a me stesso delle proposte, allora ho cominciato a scrivere e condividere canzoni senza aspettative nei confronti degli altri.

Il comporre attraverso la tua esperienza è qualcosa che ha a che vedere con il fatto che ti connetti a tanta gente?

Al 100%. Prima avevo un’idea elaborata di come doveva essere. Ora quando comincio a comporre tutto fluisce in maniera naturale, senza aspettative e in quel momento ci metto tutta l’anima, la mia storia, quello che mi sta succedendo, in quell’istante è come se mi connettessi con una frequenza dell’essere umano.

C’è chi dice che sei un uomo di medicina.

Ho imparato che tutto può essere medicina, ma mi rendo conto anche di come quello che chiamano canzone medicina o uomo medicina si stia contestualizzando, e di base sono persone o strumenti sulle quali dobbiamo concentrare di più l’attenzione, poiché sono piene di ossigeno. Nel mio caso si tratta di una musica che non è convenzionale e semplicemente porta un messaggio nuovo, sebbene in realtà sia antico… la gente lo vede come qualcosa di nuovo, si pongono più ricettivi e tale ricettività ti fa sentire che stai diventando una medicina per le persone.

Che ruolo ha la musica come medicina complementare all’Ayahuasca?

Ci stiamo ricordando che l’essere umana ha una carenza di musica nel proprio organismo. Abbiamo associato strettamente la musica al suono degli strumenti, o a quelle che si chiamano canzoni, ma in realtà quando ascolti la gente parlare in una certa maniera, con un certo accento, in diversi paesi, nei villaggi ti rendi conto che essa sta cantando ciò che sente, ciò che pensa, ciò che opina, e quando ti concentri nell’arte la chiamiamo canzone, la chiamiamo musica, ma è la stessa musica della parola. Ora ci stiamo semplicemente ricordando che il nostro corpo ha perso la melodia e la musica ci ricorda che la melodia guarisce tutto, organizza tutto, è l’ingrediente fondamentale per non sentire le afflizioni così amare e dure, la musica è sempre quell’ingrediente di compassione cha dà gusto alle emozioni.

Cosa hai imparato da questi anni di musica e viaggi conoscendo tanta gente?

Ho imparato ad essere ubbidiente a me stesso in maniera cosciente, lo sono sempre stato, ma nell’obbedienza sento di avere tanti condizionamenti della Coscienza Collettiva, condizionamenti sociali, che sono quelli che mi facevano concentrare l’obbedienza in atteggiamenti, valori e principi che da sempre erano in me e che ho pensato potessero essere medicina per tutti, ma con buone intenzioni. Ma sono cosciente della mia obbedienza verso il mio sentire, verso i miei talenti e qualità, quando sono obbediente a tutto questo mi auto-guarisco, correggo gli errori in me e al tempo stesso questo stato risveglia la consapevolezza, l’obbedienza degli altri, le conseguenze sono che prima o poi tutto andrà espandendosi e aprendosi, e anche se non hai comprato il biglietto ti troverai sul treno e ti domanderai in che momento l’hai comprato, ma il treno si sarà già messo in marcia e ora non puoi più scendere.

Cosa pensi di questi tempi così convulsi nei quali viviamo?

Sento che la comprensione ha molti strati e sento che la coscienza è qualcosa che stiamo rilasciando, abbiamo sempre usato parole delle quali ancora non abbiamo compreso la profondità. Siamo in un epoca nella quale andiamo molto più a fondo nei concetti, spinti dal bisogno di riempire il vuoto, la solitudine dell’essere umano, e questi strumenti come l’Ayahuasca e la musica ci possono liberare di questi blocchi che ci impediscono di sentirci connessi alla vita, alla materia e alle relazioni. Questa solitudine che sentiamo è una conseguenza naturale del processo di trasformazione dell’essere umano, un altro strato di coscienza, che un poco alla volta scopre ciò che deve scoprire.

Che ruolo può avere la diffusione di Ayahuasca in occidente, nel cambiamento di coscienza del quale parli?

L’ambiente nel quale risiede e si sviluppa questa pianta (l’Amazzonia) è il principale fornitore di ossigeno del mondo, il polmone del pianeta, e sento che questa pianta medicinale in particolare contiene molto ossigeno. Oggi vi sono molte notizie e curiosità su come essa si comporta nell’organismo, di come attiva le tue emozioni, sensazioni e uno spirito selvaggio di voler sfidare le proprie paure e condizionamenti. È la stessa natura selvaggia, proprio questa forza silvestre, quella che risveglia una speranza che esista qualcosa di così forte e rotondo da riuscire a muovere il tuo punto di unione, il tuo terreno, la tua zona di comfort. In molti sentiamo questa speranza, perché sentiamo la forza di muovere il mondo esattamente come lo stiamo facendo.

Da questo punto di vista cosa pensi del lavoro che svolge Inner Mastery?

Percepisco in Alberto Varela un’obbedienza a se stesso molto più grande della mia, in questa sua attitudine vi è una capacità di sfidare in maniera pubblica paure molto grandi e condizionamenti sociali. Alberto si mette in gioco fino a muovere condizionamenti culturali in altri paesi e culture e questo lavoro porterà cose positive, ma è anche vero che per il solo fatto di muovere l’energia in questo modo attrae anche opposizione, e tale opposizione risveglia in me un affetto, un apprezzamento del saper accompagnare questo momento di trasformazione, affinché non venga visto come qualcosa di distruttivo, ma come un aumento di coscienza, che è ciò che questa organizzazione sta facendo davvero, grazie all’uso della medicina.

Credi che ci sarà un riavvicinamento tra le comunità indigene ed Alberto Varela?

Se dovessi guardarlo dal punto di vista dei dibattiti che sento direi che è impossibile, ma se lo guardo con intuito, o con la mia parte più femminile, con la natura protettrice della vita, allora sento che indubbiamente sì. Quello che ancora non abbiamo trovato è il modo di operare questo movimento, in ogni caso questa necessaria riconciliazione non avverrà nel modo in cui si sta facendo ora.

Che ruolo gioca la tua compagna Goggy per Darwin Grajales?

È come un Ayahuasca dentro me, è una musa che risveglia in me alcune comprensioni che vanno molto oltre la mia ragione. Sento un enorme equilibrio in una marea di aspetti invisibili e non facili da decifrare nel linguaggio femminile. Quando Goggy è con me, quando canta con me, quando condivide con me, sento sempre di essere custodito, protetto, guidato e che ho la possibilità di equilibrarmi e bilanciarmi quando perdo il senno. È il mio polo a terra e allo stesso tempo la musa che mi ispira.

L’ultima domanda è per Goggy San Ram: Chi è Darwin Grajales?

È il mio amore, un essere che ammiro molto, che mi ha messo moltissimo alla prova nella vita, ma che è stato anche la mia medicina, la mia Ayahuasca, ed è anche quella parte di ragione che mi equilibra e mi permette di imparare molte cose. È il compagno della cui compagnia godo moltissimo in questa vita.


 

Fernando Lopez

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Alberto José Varela

Fundador de empresas y organizaciones; creador de técnicas, métodos y escuelas; autor de varios libros. Estudiante autodidacta, investigador y conferencista internacional, con una experiencia de más de 40 años en la gestión organizacional y los RRHH. Actualmente crece su influencia en el ámbito motivacional, terapéutico y espiritual a raíz del mensaje evolutivo que transmite.

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