QUAL È LA CREDENZA DA CUI DIPENDONO LA SOFFERENZA E OGNI TIPO DI DIPENDENZE?
Prendendo spunto dalla domanda di una lettrice del blog, approfondirò un tema che riguarda tutti noi.
Caro Alberto, mi permetto di porti delle domande per vedere se puoi chiarirmi dei dubbi. Le identificazioni sono la causa della sofferenza?
Ne deduco che non bisognerebbe identificarsi con nulla; così sarei in pace; perché di fronte a qualsiasi cosa con cui mi identifichi e che mi faccia sentire male, sparirei. Cosa mi succederà se mi disidentifico anche dalle cose che mi fanno sentire bene? Allora non sono nulla! Se colui che sente è un personaggio, allora che senso hanno le emozioni su questa Terra? Perché ci sono? Esistono per poterle sentire senza però identificarci con esse? Possiamo scegliere di sentire? Grazie, mentre ti scrivo mi arrivano delle risposte.
Un abbraccio, Isabel Carvoeiro Maíllo
RISPOSTA: Non appena ho ricevuto la mail di Isabel le ho chiesto l’autorizzazione per pubblicare la sua domanda perché sapevo che era arrivato il momento di entrare nel TEMA CHIAVE del risveglio della coscienza. Il problema o limite di cui parlerò riguarda tutti ma non sono molti gli interessati ad ascoltare.
L’IDENTIFICAZIONE
Le identificazioni non sono la causa della sofferenza, bensì il risultato di qualcosa di più profondo, esistono perché c’è stato un processo discusso nella mente e orchestrato dai pensieri. Affinché ci siano dei pensieri devono prima esserci degli stimoli esterni che li producano, siano essi fatti, voci, sguardi, gesti; tutto ciò che avviene all’esterno di un bambino da quando è nel ventre materno fino ai 3-5 anni di vita, è il materiale che introduce attraverso il sistema di percezione, che abbiamo per il fatto di avere coscienza ed essere innocenti. Questi due fattori sono l’inizio della tragedia umana. Non abbiamo filtri che evitino l’entrata di determinate conclusioni, siamo esposti, siamo vulnerabili perché CREDIAMO A TUTTO quello che viene dall’esterno. Questa è l’INNOCENZA. La mente incaricata di raccogliere tutte le conclusioni per ordinarle, classificarle e integrarle in una sola idea rappresenta l’origine della sofferenza. Quest’idea originaria su noi stessi è il seme dell’identità, un’idea molto elaborata e trasformata in una CREDENZA ORIGINARIA che, proprio per il fatto di essere un seme, ha la possibilità di crescere e fruttificare. La vita di sofferenza che gli umani sono costretti ad attraversare viene proprio dal fiorire di questa credenza, perché in essa c’è tutto il materiale ricevuto e che rappresenta i limiti, i muri e gli ostacoli che formano la nostra vita.
Identificarci per tutta la vita è il risultato del bisogno di definire, classificare e continuare ad acquistare sempre più idee che rafforzino la credenza originaria. Ogni volta che ti identifichi con quello che fai, con quello che ti succede, con quello che hai, pensi o senti, stai rafforzando la credenza. Viviamo credendo a quest’idea interna di cui non possiamo dubitare perché figlia di conclusioni fatte dalla nostra stessa mente, in questo senso è nostra, ma in realtà è degli altri, proviene dall’esterno ma è installata dentro di noi come un sistema operativo per farci funzionare in un certo modo. Nella maggior parte delle persone funziona male, molto male, e crea situazioni, relazioni, stati d’animo e reazioni che ci danneggiano e ci fanno soffrire.
Quello che io credo di essere o tu credi di essere, è la madre di tutte le credenze; credere di essere crea l’identità e questa a sua volta è la struttura di dipendenza che mi porta ad avere un’infinità di dipendenze e attaccamenti, per questo affermo che l’identità è la dipendenza più grande e più diffusa. È la credenza madre che fondamentalmente viene dalla madre, così come il cibo originario o la lingua che parliamo, vengono in larga misura da mamma. Anche se tutto quello che lei ha fatto lo avesse fatto con amore o con le migliori intenzioni, non significa che non abbia fornito il materiale basico per creare il sistema operativo con cui funzioneremo per tutta la vita. Da lì si sprigiona la necessità imperante di tagliare i legami energetici e influenzabili con la madre, e rappresenta una vera e propria opera di ingegneria farlo, perché non si tratta di ucciderla o eliminarla, di esserle indifferente o allontanarcene, ma di esorcizzarci da lei. Siamo posseduti, tanto dalla madre quanto dalla credenza su noi stessi che si è installata dentro di noi.
Ricorda queste cose quando vuoi risolvere qualsiasi attaccamento o dipendenza: 1- Dipendenza dall’identità o credenza di quello che sei. 2- Dipendenza dalla madre o da chi ha diretto l’installazione del sistema operativo nella tua mente. Entrambe le cose devono essere estirpate con un bisturi di gran precisione, per trovare la libertà e smettere di dipendere dalle opzioni limitate che ci offre questo programma tiranno e schiavizzante.
Cosa mi succederà se mi disidentifico anche dalle cose che mi fanno sentire bene? Allora non sono nulla! Se colui che sente è un personaggio, allora che senso hanno le emozioni su questa Terra? Perché ci sono? Esistono per poterle sentire senza però identificarci con esse? Possiamo scegliere di sentire? Dobbiamo mollare totalmente il controllo o arrivare a un equilibrio?
ENTRARE NELLA DOMANDA MA SOPRATTUTTO IN CHI DOMANDA
Se puoi osservare, le domande vengono esattamente da questa credenza nei tuoi confronti. Si possono rilevare indizi dell’idea o della conclusione a cui sei arrivato su di te, sulla vita e sulle tue possibilità di liberarti. Hai imparato a godere delle identificazioni buone, e se ti disfi di quelle cattive hai paura di perdere la parte positiva delle identificazioni. Come se fosse possibile scegliere su richiesta con cosa disidentificarci. Il giorno in cui decidi di disinstallare un sistema operativo non hai la possibilità di lasciare alcuni funzioni o utilità che ti dava, perché il programma che dirige la tua vita è compatto e integrato, se lo disinstalli non resta nulla, mi riferisco al fatto che non ti identifichi più con nulla, continuerai ad avere un’identità, la stessa di sempre, ma non crederai più di essere ciò. Per cui tutto quello che vivi o sperimenti sarà disponibile per essere osservato senza il bisogno che le emozioni ti dominino. È meravigliosa l’osservazione dell’interesse che hanno le emozioni di sottomettere e dominare. Il godimento dell’osservazione senza identificazione è qualcosa di difficile da descrivere, voglio solo dire che la coscienza non sente, il godimento ha una diversa qualità quando proviene da un cuore aperto a ricevere senza giudicare, che è la stessa cosa che la coscienza che osserva senza trarre conclusioni.
Sentire è arrivata a essere una cosa molto importante nella tua vita, a tal punto che di sicuro le emozioni si sono impossessate di tutta la tua vita, hanno il potere di apparire in qualsiasi momento e prendere il dominio sulle tue decisioni e reazioni davanti a qualsiasi cosa che ti succede; in realtà è come se ti dicessero “SEI LE TUE EMOZIONI”, ma non preoccuparti perché succede a moltissime persone, sono rimaste intrappolate nel processo emozionale come bambini immaturi che non sanno cosa fare quando si attivano le emozioni, si sono ritrovati nell’immaturità congenita, schiavi di un padrone tiranno.
Le emozioni sono pensieri che si installano nel corpo, sono il combustibile dei personaggi. Se potessimo osservare ogni emozione constateremmo che vengono da molto lontano, fanno parte del passato, sono impronte energetiche di ciò che abbiamo sperimentato prima, però si riattivano in continuazione perché danno vita ai personaggi che interpretiamo. Il seme che si è trasformato in un albero e dà frutti marci, affonda le sue radici nelle ferite e nei traumi della prima e seconda infanzia, i frutti dolci e amari che produce sono i personaggi, questo albero o sistema produce sempre più personaggi (che non sono chi sei e non rappresentano la tua vera essenza) il cui compito è sostenere l’idea madre di ciò che credi essere.
Tutte le persone che comprendono profondamente e dalla loro coscienza questa situazione, inevitabilmente si risveglieranno, ma non può essere la comprensione di un qualche personaggio, bensì l’integrazione cosciente di qualcosa che è successo nella nostra vita senza che ce ne accorgessimo, perché si è creata dall’inconsapevolezza, dall’oscurità. Quindi tutto ciò che possiamo fare per risvegliarci dipende dal fatto di essere consapevoli di come l’inconsapevolezza ha creato la nostra vita, la nostra realtà, le nostre relazioni, problemi e sofferenza. Rendersi conto di tutto ciò produce una grande comprensione: È STATA TUTTA UNA MENZOGNA. Un’interpretazione contorta del passato. L’impatto sul qui ed ora è tremendo quando ci rendiamo conto che quello che crediamo di essere è un’illusione. Adesso siamo pronti per andare alla scoperta della verità, dell’essenza, di ciò che realmente siamo e che abbiamo dimenticato.
Dobbiamo mollare totalmente il controllo o arrivare a un equilibrio? Personalmente credo che se mollassi totalmente il controllo perderei il senso o la possibilità di cambiamento.
L’equilibrio è nevrotico, una negoziazione tra gli interessi di diversi gruppi di personaggi. Non c’è nessun cambiamento da apportare a qualcosa che non ha mai funzionato bene. Sistemare, migliorare o cambiare è quello che i personaggi vogliono tu faccia per tenerti nell’ombra e nell’inconsapevolezza di quello che sei. Soltanto la trasformazione ti farà uscire da questo casino.
Alberto José Varela
(IL METODO EVOLUZIONE INTERIORE CHE TRASMETTIAMO NELLA SCUOLA COSCIENTE È UN PROGRAMMA DI DEPROGRAMMAZIONE DEL SISTEMA CHE DIRIGE LA VITA E LA DIREZIONE DEL NOSTRO DESTINO).
Questa risposta fa parte dei contenuti delle nostre lezioni e che approfondiamo in ogni alunno.