UN RACCONTO DETTAGLIATO E PRECISO DI CIÒ CHE È L’ESPERIENZA CON AYAHUASCA E INTEGRAZIONE
Ho partecipato al ritiro di Torino e vorrei condividere la mia esperienza.
Premetto che, in qualche modo, mi sono sentito “chiamato” dall’Ayahuasca, ma non so “come”, o forse lo so, però non voglio descrivere in che modo, perché le spinte più autentiche e vere che sentiamo dentro non si possono esprimere a parole. Le parole, infatti, possono servire a descrivere – e con ciò limitare – un pensiero o un sentire, ma mai quello che di più vero ed autentico c’è in noi. Posso solo affermare che nulla nella vita accade per caso e che tutto ha un senso.
Venendo all’esperienza. Arrivo alla stazione ferroviaria stabilita dalle istruzioni ricevute il giorno prima. Viene a prendermi una persona e mi conduce sul luogo del ritiro. Dopo la prima presa di contatto e la registrazione iniziano i preliminari. Persone giovani, ma molto preparate, ci portano in uno stanzone e ci invitano a prendere posto su uno dei materassi predisposti (eravamo circa una ventina). Poi iniziano a spiegare in cosa può consistere l’esperienza. Dico “può” perché, come poi si è verificato, l’esperienza si rivela diversa per ognuno di noi, perché ognuno ha il proprio cammino, e la Medicina agisce a seconda di ciò di cui ognuno ha bisogno, quindi i suoi effetti sono strettamente soggettivi. Per alcuni, io tra altre persone, si rivelerà piacevole, per altri probabilmente meno, ma mai insignificante. Ci viene chiesto qual è il nostro proposito, cosa ci aspettiamo dall’esperienza. Ognuno racconta quello che si aspetta, in modo semplice, con poche parole.
Vengono spente le luci e accese le candele. Si passa alla “toma” e l’atmosfera si fa più densa. Tocca a me, bevo la pozione e il sapore non mi risulta sgradevole come avevo pensato (ma anche questo fatto è soggettivo). Rifiuto il sorso d’acqua che mi viene offerto; quasi tutti gli altri, invece, lo prendono. Dissolvo ogni paura e mi sdraio sul materassino, in attesa che la sostanza salga. Dopo circa un quarto d’ora, o forse venti minuti, inizia la musica. Mi abbandono alle note e poi, dopo un tempo che non so definire, inizio a sentire delle vibrazioni nel corpo, a piccoli scatti quasi impercettibili. Non ho paura. Mi fido. È per questo che sono qui. Trascorre poco tempo ed ecco la prima visione. È come un lampo. In un cielo azzurro passa un’aquila dalla testa bianca; ha il becco giallo. Vola e poi si lancia in picchiata verso di me. Rimango impassibile e la visione svanisce quando l’uccello si “schianta” contro la mia faccia. Poco dopo un’altra visione: monti scuri alla luce del tramonto. Dura pochi secondi soltanto. Poi ecco che Lei arriva, accompagnata da vibrazioni di gioia. È un anaconda femmina. “Ti stavo aspettando”, mi dice. “Io è tutta la vita che ti stavo aspettando”, rispondo. Lei ride e mi fa: “Mi aspettavi da molto più tempo”. Adesso sono completamente assorbito dalla musica e da Lei, che è uno Spirito vero e reale, non una sensazione indotta dalle circostanze. Attorno a me gente che vomita nei sacchetti messi a disposizione. Non ci faccio caso: è un modo naturale e previsto per sciogliere blocchi energetici, una via di purificazione.
Lei comincia a giocare con me, mi accarezza e mi avvolge nelle sue spire verdi, dolci e fresche. Io rido e Le parlo, facciamo l’amore. Nulla di sessuale, parlo di Amore puro, di fusione giocosa. Rido. A tratti percepisco il ragazzo steso accanto a me. Lui non sta vivendo la mia stessa esperienza. Lui sbuffa, si agita, forse pensa ai messaggi che ha ritenuto indispensabile mandare con WhatsApp fino a pochi istanti prima che la Cerimonia iniziasse. O forse c’è dell’altro, ma la cosa non mi riguarda. Comunque il ragazzo è sotto il controllo di facilitatori capaci e solerti, pronti a cogliere ogni evenienza ed esigenza dei partecipanti. Io continuo a giocare con il “mio” Serpente Divino, Le parlo come a un’amica che conosco da sempre, Lei ride con me. Dopo non so quanto tempo mi avvolgo la coperta a mo’ di mantello, avviso il facilitatore seduto vicino alla porta e gli dico che voglio uscire, e che non si preoccupi perché la situazione è sotto controllo. Lui mi sorride, si sincera che sia vero e mi lascia andare.
Esco all’aria aperta, nel cortile il cielo è stellato e la luna quasi piena. La costellazione di Orione sembra una farfalla che si libra nel cielo. Non sento freddo. Guardo le stelle e l’astro che illumina il cielo, ringrazio Dio per essere qui, in questo momento di presenza autentica e profonda. Sono felice e commosso da tanta grazia.
Rientro. La stanza è invasa dalla musica e dal profumo di un incenso buonissimo (più tardi scoprirò che si tratta di “palo santo”, un legno aromatico). Rimango in piedi ad occhi chiusi davanti al tavolino (altare) dietro al quale il facilitatore sta suonando e cantando. È molto bravo, un vero artista. Poi apro gli occhi e mi perdo a osservare le candele. Il facilitatore, con un gesto, mi chiede se voglio ancora un po’ di Ayahuasca. Mi avvicino, e devo avere una faccia buffa, perché lui mi sorride divertito e me la porge dicendo in spagnolo: “Con mucho gusto”. Io appoggio la mano sul cuore e rispondo: “El gusto es todo mio”. Lui ride e mi offre la pozione. La bevo e torno a stendermi. Altri, non tutti, fanno come me. Dopo poco tempo sento il mio corpo che comincia a vibrare fortissimo. Non è una vibrazione fisica, è qualcosa che proviene dall’interno, è pura energia. Vengo investito da una cascata di colori psichedelici, vividi, indescrivibili. Ogni parola, ogni pensiero, si trasformano in mille colori, la musica stessa è colore. Chiedo all’Anaconda di guarirmi e di insegnarmi qualcosa, lei mi risponde che non sono malato, mi spiega il significato della tolleranza e della saggezza nei gesti e nelle parole, poi mi dice che quei colori sono un suo dono personale per me, e mi invita a godere di quello che mi arriva. Con semplicità e senza pretendere altro.
Quando l’esperienza finisce (è durata molto a lungo) c’è già qualcuno che russa, io invece non ho sonno. La musica, ora più lenta, alla fine si spegne.
Fuori comincia ad albeggiare…
La mattina siamo tutti (quasi tutti) euforici e amici. Confrontiamo le nostre esperienze. Per ognuno è stato un viaggio diverso. Qualcuno rimane, altri se ne vanno. Verso le dieci, dopo aver fatto colazione, ci torniamo a riunire. Ognuno di noi descrive brevemente l’esperienza. I facilitatori cercano di individuare e risolvere alcuni punti di criticità emersi in qualcuno di noi. Non si considerano affatto dei maestri, e sono loro i primi ad essere capaci di mettersi in discussione, loro i primi disposti a imparare. Gente bella e profonda, senza tracce di ego a inquinare la loro energia, scevri da ogni giudizio e disposti ad aiutare chi ne ha bisogno con animo puro e sereno.
Sera.
Chi vuole passa alla “toma”, ma si è liberi anche di non farlo. Ci sono anche alcune persone nuove. Si ripete il “rito” della sera prima, ma con modalità diverse. Questa volta siamo più coinvolti a livello di gruppo, e questo vale per quasi tutti.
Lei mi si presenta di nuovo, questa volta preceduta da visioni astratte, disegni in bianco e nero “colorato e lucido” (mi scuso dell’apparente contraddizione in termini, ma non c’è altro modo per descriverlo). Non mi soffermo troppo su queste visioni, me le godo e basta, so che sono solamente un’avvisaglia del Suo arrivo. Eccola di nuovo davanti a me, preceduta da vibrazioni di gioia. Ritorno bambino, bambino nell’essenza. Giochiamo, ridiamo e scherziamo, ci avviluppiamo, ci fondiamo, ci accarezziamo…
Dopo la seconda “toma” Le chiedo di insegnarmi ciò di cui ho bisogno, ma a livello energetico, senza parole né mediazione di pensiero. E Lei mi porta in dimensioni elevate e sconosciute, mi insegna a vedere il Dio che c’è in me, mi infonde di luce fiammeggiante, e io mi fondo con l’Universo, divento energia pura, partecipe della Divinità che c’è in tutte le cose. La Divinità indifferenziata che c’è in ognuno di noi, che siamo tutti esseri luminosi. La Verità è semplice, è senza parole, e l’Amore, il Perdono e la Compassione sono armi poderose… per sconfiggere noi stessi, la nostra mente viziata e le nostre piccole meschinità di ogni giorno.
La mattina dopo siamo tutti euforici, sereni e Fratelli, partecipanti o facilitatori non fa differenza. Siamo tutti figli di Dio, e Dei allo stesso tempo. Questa è una verità talmente elementare da essere impossibile da capire, per chi è troppo preso dalle inutili complicatezze della vana vacuità del quotidiano.
Ci sarebbe ancora molto altro da dire, ma sarebbe troppo lungo da spiegare, e dovrei passare attraverso la ghigliottina limitante delle parole. E poi ci vorrebbe un libro intero anche solo per avvicinarmi alla bellezza e profondità sprigionate da questo ritiro. Se dovessi ridurre tutto ad un paio di parole, direi “sublimazione mistica”. Almeno per me.
Qualcuno, forse, penserà che la mia sia stata tutta un’allucinazione indotta dalla “droga”. (L’Ayahuasca, in realtà, non è una droga ma una cosa sacra: la parola deriva dalla lingua Quechua, e significa “Liana dell’Anima”). Ma allora, se così fosse, come spiegare che al mio rientro sul lavoro, l’impiegata dello studio appena mi ha visto entrare mi ha detto: “Cosa ti è successo? Sei luminoso!” Ha detto proprio così J.
Riassumendo in breve, per me è stata l’esperienza più bella e intensa di tutta la vita, e continuerò su questo cammino. Per altri non è stato così, ma la Medicina è saggia e dà a ognuno di noi ciò di cui ha veramente bisogno, anche se, magari, noi non lo sappiamo. O facciamo finta di non saperlo, che è la stessa cosa.
Un consiglio per chi si vuole accostare a questa esperienza? Non abbiate pregiudizi né paure, confidate in voi stessi e affrontate la cosa con spirito libero e con abbandono. Questa è l’unica maniera, credetemi, perché verrete posti di fronte a chi siete veramente, e ogni finzione si scioglierà come neve al sole, davanti allo specchio che riflette la vostra anima. Voi siete esseri divini, e quando lo capirete sarete sul sentiero della Guarigione. Accettate il dono che Lei vi offrirà, e anche se non sarà estasi divina (non lo è per tutti), sarà comunque la cura di cui avete bisogno. Attenzione, però, perché non si tratta di una passeggiata né di un giro sulle giostre, e per affrontare l’esperienza bisogna essere capaci di mettersi in gioco. I pregiudizi, le paure e i sensi di colpa sono il veleno dell’anima, e un’anima avvelenata non rivelerà mai la sua luce.
Ancora un piccolo consiglio. Se non vi sentite pronti non venite. Se pensate che sia una droga non venite. Restatevene a casa davanti alla televisione, e continuate pure a lavorare per pagare le rate della macchina che vi serve per andare a lavorare. Se questo è il vostro cammino, questa la vostra realtà… allora è giusto che sia così. E ogni altra parola sarebbe inutile.
Un abbraccio fraterno di gratitudine infinita a coloro che mi hanno permesso questa esperienza, e anche a tutti Voi, che state sperimentando e creando la Vostra personale versione di questo Universo. Qui, in questo tempo e in questo spazio, in questa vita che vale la pena di essere vissuta.
T.M.