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SENZA UNA RETE DI SICUREZZA NON SONO NULLA. (Iris) La ricerca dell’amore che ha origine dall’assenza del padre.

DIVENTANDO CONSAPEVOLE DELLE MIE STESSE CREDENZE…
un giorno, si può arrivare così lontano al punto di perdersi nella verità.

Il mio nome è Iris, sono nata in Germania, ora vivo a Marbella. La mia riflessione scaturisce da una domanda: “POSSO ARRIVARE AD ESSERE QUALCOSA DI NUOVO RISPETTO A CIÒ CHE CONOSCO, SENZA SENTIRE ALCUNA INSICUREZZA NELLA MIA VITA?”

Da quando ho dato il via al mio viaggio interiore e, in particolare, da quando collaboro con l’organizzazione Inner Mastery, ho scoperto che stavo raccontando a me stessa molte bugie, la più recente delle quali è che ho una rete di sicurezza.

Da più di 15 anni vivo costantemente in relazione con qualche uomo, fosse perché stavo iniziando, proseguendo, e uscendo da una o da un’altra relazione. Questa attitudine ha preso il via dalla morte di mio padre. Non lo conoscevo molto bene, avevamo una relazione a distanza, da estranei. I miei genitori divorziarono quando avevo 2 anni, mio padre tradiva ripetutamente mia madre e l’unico interesse che dimostrava per me e per mio fratello era quando, una volta all’anno, veniva a chiederci della nostra pagella scolastica, fino a quando anche questo contatto ebbe termine. Non ci furono altri uomini nella vita di mia madre per molti anni a venire, così che ho imparato che si presume che gli uomini stiano lontani, che per certi versi fanno paura e che non ci si può fidare di loro. Quindici anni fa, dopo molti anni di silenzio, ricominciai ad avere contatti con mio padre, che, tuttavia, poco dopo, morì.

Dalla sua morte, e a volte anche in precedenza, le mie relazioni con gli uomini sono sempre state un misto tra tentare di tenerli a distanza e tentare di avere la sicurezza che non mi lasciassero. Avevo bisogno di rimanere in una zona di comfort, così che da questa posizione potessi affermare: “Se rimango qui so quello che ho”. Cominciai a vedere che questa attitudine non funzionava, ma erano solo piccoli barlumi qua e là. Cercavo sempre di farla funzionare, sforzandomi, sacrificandomi, cercando di cambiare per aderire a uno schema che non era nemmeno il mio. In questi tentativi, lo stavo facendo mio, un mio schema che ha finito per trasformarsi in un meccanismo di auto-esigenza e obbligatorietà nei confronti degli uomini.

Alcuni anni fa cominciai a rendermi conto di questo schema, o, se possibile, mi sentii vittima del mio comportamento, sentii che “questo è quello che sono” e non c’è soluzione, soprattutto, con il mio ultimo compagno, che dovette sopportare molteplici rotture, trappole, promesse di tornare insieme, “magari”… sempre dalla distanza e dall’indifferenza.

Contemporaneamente, cercavo altri uomini, per avventure di breve durata, e di solito scegliendo uomini che cercavano solo sesso. Pensavo sempre: “Questa volta è diverso”, tuttavia, dopo qualche tempo, vedevo chiaramente in che modo entrava in gioco lo schema, come questi uomini erano chiusi, in generale, ma soprattutto verso di me. “Permettere” il sesso nell’intento di incontrare l’amore mi aiutava a sentirmi sicura, tuttavia sempre rifuggendo l’amore. Mantenere questa distanza preventiva di sicurezza determinava la superficialità delle mie relazioni.

Ho giocato a questo gioco fino a poco tempo fa, ero arrivata a padroneggiarlo talmente bene che io stessa non mi rendevo conto che ogni uomo con il quale mi impegnavo, in qualche modo, rispettava lo schema e che, ancora, stavo manipolando il mio ex per rimanere relativamente vicina e contemporaneamente sufficientemente lontana, compreso a molti mesi di distanza dall’ultima rottura. Una specie di tortura senza motivo.

Dopo il Modulo 3 di Scuola Cosciente, in cui veniva affrontato il tema della fiducia, vivere con tutto questo cominciò a diventare qualcosa di molto intenso. Compresi cose sull’amore e la fiducia che non avevo mai colto prima. Cominciai a vedere e sentire cose che non mi ero mai permessa. Vidi quanto ancora mi identificavo con le paure e le credenze di mia madre; sentii quanto questa parte di me diffidava degli uomini in genere, e divenni consapevole di come avevo incorporato in me l’idea che l’amore deve far soffrire, che mi sarei fatta del male e castigata ogni volta che avessi detto “no” a un uomo.

Il mio ex compagno si sente ferito e non vuole più parlare con me. Ha sperato fino a poco tempo fa che potessi rompere con questo schema e che potessi amarlo e restare con lui. Perfino dopo tutto quello che abbiamo passato, mi dice ancora che ci sarà per me se lascerò questo schema. Per molto tempo, ho provato a mettere da parte il lato di me che lo rifiuta, ben consapevole di quanto sarebbe perfetto se potessi amarlo, sapendo che, in teoria, dovrei essere in grado di amare chiunque, e stare con chiunque, se semplicemente superassi la lotta attuata dal personaggio intrappolato nel passato.

Lo sarebbe. Ma non lo è. E, giustamente, proprio in questo momento in cui c’era il rischio che sorgesse l’autoesigenza, è accaduto il miracolo della comprensione… all’improvviso, alcuni giorni fa, mi sono resa conto che stavo rifiutando me stessa. Stavo rifiutando la parte di me che non vuole stare con lui, la parte che non vuole stare con nessun uomo in generale, per paura di farmi male o di far loro del male. Stavo sempre rifiutando la parte di me che creava lo schema.

Stavo tentando di essere qualcosa che non sono. Così, ho deciso di accettare questa parte, e accettare che sto rifiutando tanto quest’uomo come tutti gli altri, sapendo che tutto sarebbe stato possibile, se le cose fossero andate diversamente. Però non lo sono.

La parte di me che lo ama si affligge. Piango mentre scrivo queste parole. Odio vederlo soffrire, però ho accettato che rispetto a questo non posso fare nulla. Ho accettato il fatto che non possiamo stare insieme, se mi accetto per quello che sono in questo momento. E questa mattina, all’improvviso, ho provato paura. Per la prima volta ho visto chiaramente che, in qualche modo, stavo cercando, da sempre, di mantenere questa rete di sicurezza.

La crudeltà del mio comportamento mi ha colpito in modo forte. Vederlo è stato la mia medicina. Ora c’è il vuoto. Non c’è alcuna rete di sicurezza. La mia mente sta cercando di comprendere qualcosa, sto cercando di afferrarmi a qualcosa o a qualcuno, tuttavia, allo stesso tempo so che non funzionerà. Ho paura, molta paura e allo stesso tempo mi sento stupida: è così ovvio quello che vedo ora. So che la sicurezza è sempre stata un’illusione, quindi, perché provo così tanta paura ora che ho scoperto che non c’è mai stata? Forse perché devo ammettere che ho ingannato me stessa, vivendo in una sicurezza che non esiste.

Ho condiviso questo scritto con Laura, mia intima amica, mentore e compagna di comuna. La mattina successiva, mentre eravamo sedute insieme nel soggiorno con gli altri compagni di casa, ognuno con il suo computer, pronti a cominciare a lavorare, mi ha guardato e mi ha detto: “È notevole. Però c’è una cosa che manca”. Per il modo con cui mi stava guardando ho cominciato a sentire freddo allo stomaco, perché sapevo che quello che aveva visto era importante”. Disse: “In quello che hai scritto non parli di come stai idealizzando tuo padre. Se accetti di essere accettata sarai sleale al rifiuto e quindi al falso amore dei tuoi genitori”.

Mi sono sentita congelare. Entrambe avevamo la pelle d’oca. Continuammo, non si poteva tornare indietro. “Se accetti l’accettazione, il resto dell’auto-inganno crollerà quando un qualche uomo mostrerà un qualche interesse”. È stato un momento di comprensione tipico di ciò che avviene nella Scuola Cosciente, la magia di quei momenti in cui sai che stai ricordando una verità, una verità fondamentale su te stessa.

Avevo già visto prima come la relazione con mio padre aveva avuto un impatto su tutte le mie relazioni con gli uomini. Avevo visto lo schema, ma non lo avevo mai compreso in profondità. Era rimasto intrappolato nella mente. Avevo bisogno che Laura me lo mostrasse ed è accaduto in quel preciso momento al tavolo del soggiorno. La stavo guardando fisso negli occhi, mentre si è casualmente girata per discutere la strategia di marketing con il direttore dell’IT dell’impresa, era una situazione normale e quotidiana però ciò che mi aveva detto l’ho sentito nel cuore, nel mio corpo intero. Non mi ero mai resa conto di aver idealizzato mio padre, nemmeno lo conoscevo bene. In qualche modo, il meccanismo di protezione che avevo costruito intorno a lui era tanto forte che razionalizzavo sempre: “Poiché non ha mai avuto un ruolo nella mia vita, poiché non mi è mai stato vicino, e poiché, presumibilmente, ho avevo già compreso e l’ho perdonato”, ho creduto che la mia relazione con lui non stesse interferendo nelle mie relazioni attuali  e nella mia vita, tuttavia, senza saperlo, mi stavo sbagliando.

Ho attraversato una fase in cui ho creduto di odiare gli uomini, e pensavo che questo fosse sufficiente per sanare tutto… Ogni volta che parliamo dei genitori e del condizionamento, applico questi temi solo a mia madre, mio padre era intoccabile, arrivando così a idealizzare anche mia madre senza rendermene conto. Lei non ha mai pronunciato nemmeno una parola cattiva riguardo a mio padre. Ora Laura mi ha fatto comprendere come mia madre, tentando di proteggersi dal rifiuto di mio padre, era caduta nella trappola e stava appoggiando la credenza riguardo al fatto che l’abbandono è l’unica alternativa. Lasciai il computer e mi sedetti fuori, respirando il significato di questa comprensione: quello che ho ricevuto da mio padre non era  amore, piuttosto era rifiuto. Che è come dire che vivevo il rifiuto come amore. Quindi rifiutando l’accettazione dell’amore nelle mie relazioni, rimanevo leale a mio padre, al suo rifiuto di me, e mantenevo viva l’illusione che mi amasse.

Durante il giorno ho continuato a condividere tutto questo con gli altri compagni di casa, questo genere di conversazioni sono normali nelle nostre comuni, e la sera ho scritto a un altro caro amico e mentore, Erik. Gli ho scritto di come percepivo l’importanza di ciò che era successo e come vedevo che stavo comunque creando uno schema simile con ogni uomo con cui mi relazionavo, incluso lui. Con la mia mente, stavo ancora cercando di spiegare qualcosa che il mio cuore aveva già compreso… Erik mi ha ascoltato con pazienza e poi mi ha detto questo: “Credo che a prescindere che si tratti di papà o di mamma, c’è qualcosa di nascosto ancora… voler vivere nell’amore, e la resistenza a essere amati. Ricevere fiducia, porta ad amare, e l’amare, l’essere incondizionati è complesso per via di tutti i pretesti e problemi che sorgono… non si può evitare, e tutto si comprime fino al momento in cui esplode, dentro e fuori… perché siamo semplicemente predisposti ad amare e per quanto tu voglia odiare, sai che il tuo cuore è già aperto”.

Era importante fermarsi lì, in queste parole. Ed era importante uscire e respirare l’aria fresca. Allora una voce mi ha d etto: “Per favore incontra qualcuno con cui puoi aprirti, per condividere le tue paure e i sentimenti più profondi. Smetti di nasconderti dietro l’illusione del rifiuto, l’illusione del fatto che nessuno vuole ascoltarti, che nessuno ti capisce, che nessuno ti amerà. Sei tu a decidere”.

Sento che qualcosa di profondo è cambiato dentro di me. Non sono più la stessa. Tuttavia c’è una voce nella mia mente, che dubita: “Accadrà che possa una volta relazionarmi a un uomo senza lo schema della manipolazione? Cambierà qualcosa, ora che sto cominciando ad accettarmi?”. Presumibilmente, l’accettazione del rifiuto è il primo passo verso l’accettazione dell’amore e, per questo, il primo passo verso il vero amore per me stessa l’ho già fatto.

In questo stesso momento, sento che “questa volta è diverso”, come in tante volte precedenti. Non so quello che accadrà, però so che la rete di sicurezza non c’è già più, compreso il fatto che non l’ho mai avuta. Guardo la paura negli occhi. Finalmente e per la prima volta. Va bene così, qui sono.

Abbracciami mentre ti abbraccio.

Iris
[email protected]

VIENI A VIVERE CON NOI A MARBELLA:

Se ancora ti stai domandando se vuoi unirti a una delle nostre comunità nel mondo, o se vuoi trasferirti in un posto più grande con un po’ di amici, smetti di domandartelo. Questo è il momento, qui a Marbella; questi ultimi giorni che ho trascorso con Laura, ecco, questo è ciò che fa la differenza nel mondo. Il caffé della mattina, il pranzo, la cena della sera, andare al mercato il fine settimana, essere accompagnata da gente che guarda al di là delle apparenza, che comprende… in tutti questi momenti, condividiamo ciò che si muove dentro ciascuno di noi; sono momenti di profonda integrazione. La condivisione ci porta ancora più in profondità in noi stessi. Tutti i giorni, in ogni momento, abbiamo l’opportunità di andare in profondità. A volte puoi farlo da solo, meditando, tuttavia, per poter vedere l’autoinganno hai bisogno che qualcuno ti veda da fuori. Sono circondata ovunque da maestri.

 

Nel momento in cui ho ricevuto l’articolo di Iris, poiché ci troviamo in un’altra comune, a Madrid, ho chiamato tutti quelli che potevano raggiungermi nel mio ufficio, per leggere insieme quello che la nostra compagna e amica aveva scritto. Questo ha dato luogo ha una riunione di 2 ore… è una meraviglia vivere così. Quando abbiamo finito, l’idea era di uscire a cena, ma Ramon ha detto “No, restiamo qui, ordiniamo una pizza, così che possiamo continuare a lavorare: ci sono molte persone a cui dobbiamo rispondere”.

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Alberto José Varela

Alberto José Varela

Fundador de empresas y organizaciones; creador de técnicas, métodos y escuelas; autor de varios libros. Estudiante autodidacta, investigador y conferencista internacional, con una experiencia de más de 40 años en la gestión organizacional y los RRHH. Actualmente crece su influencia en el ámbito motivacional, terapéutico y espiritual a raíz del mensaje evolutivo que transmite.

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