IL CIELO E L’INFERNO CELATI DIETRO LA COSCIENZA
“Avere coscienza” è una tragedia, ma “essere coscienti” è una benedizione
“Avere coscienza” suppone che possiamo essere consapevoli di molte cose, difficili e piuttosto spiacevoli, come per esempio il dolore, la malattia o che moriremo; con il suo potersi muovere tra passato e futuro la coscienza ci assicura ogni genere di psicopatologia. Grazie al nostro “avere coscienza” possiamo eludere la possibilità di essere coscienti, cadendo così in un sonno profondo e disconnettendoci dalla vita. Dormire davanti alla bellezza dell’esistenza è un sottoprodotto del comfort che l’incoscienza ci offre.
Tuttavia “essere consapevoli” presuppone l’acquisizione di un’oggettività e una disidentificazione con le cose, le persone e le circostanze, che ci permette di renderci conto che al di là di ciò che sembra spiacevole, si cela l’opportunità di contemplare tutto ciò che esiste e da lì, comprenderlo. La grazia di vedere la preziosità della creazione dalla dualità, anche solo per un momento, è sufficiente per giustificare qualunque rischio di cadere nell’inferno dell’incoscienza. Essere consapevoli della vita, della libertà, dell’amore, del flusso naturale dell’esistenza e arrivare persino a capire che ci sono cose incomprensibili e misteriose: questo sorprenderci e meravigliarci dell’indescrivibile è la via degli esseri umani la cui vita diventa inesplicabile.
Durante i seminari, i laboratori e i ritiri di Scuola Cosciente® approfondiremo questo concetto: la sanazione attraverso l’innocenza cosciente. L’incoscienza, la coscienza e dalla coscienza, la non-coscienza: ecco è un modo possibile per delineare il processo evolutivo del mistero sul piano umano e materiale.
“C’è ancora tempo e possibilità per lasciarci sorprendere”
Alberto Varela
(Creatore dell’innovativo approccio della Scuola Cosciente® e dello sfidante Gioco della
Comprensione®)
È possibile entrare in contatto con un nostro delegato in America, Europa, Medio Oriente, Africa e Australia, scrivendo a Liana Silvey, coordinatrice internazionale: [email protected]