Home Eventos AYAHUASCA NELLE CARCERI. (Articolo del New York Times) Si sta dimostrando che è possibile essere d’aiuto a persone che per la società non hanno via d’uscita.

AYAHUASCA NELLE CARCERI. (Articolo del New York Times) Si sta dimostrando che è possibile essere d’aiuto a persone che per la società non hanno via d’uscita.

PUÒ UN CRIMINALE CAMBIARE VITA?

Lo psicologo di un’organizzazione che lavora con i carcerati nelle prigioni brasiliane afferma: “Consideriamo i reclusi come esseri umani con la capacità di cambiare.”

 

Il Brasile sta somministrando Ayahuasca ai detenuti della prigione nel loro cammino verso la redenzione.

9 aprile 2015 Jeff Roberts.

Nel tentativo di alleviare le pressioni sul sistema penitenziario brasiliano, addetti alla salute mentale hanno optato per dare Ayahuasca ai carcerati, con la speranza di aiutarli a lavorare attraverso i loro traumi emozionali profondamente radicati.

Non vi è alcun dubbio che il sistema penitenziario attuale sia in rovina. Durante la reclusione i carcerati devono sopportare condizioni di vita insalubri – questo tipo di ambiente raramente è propizio per la redenzione e la riabilitazione, piuttosto quasi sempre si generano più violenza, aggressioni e sentimenti di alienazione verso la società.

Mentre alcuni penitenziari stanno offrendo servizi integrali come lo yoga, la meditazione e il Reiki, “Acuda”, un gruppo di difesa dei diritti dei carcerati, sta facendo passi in avanti, offrendo ai prigionieri brasiliani un’opportunità reale di una nuova vita attraverso l’uso della tradizionale medicina amazzonica Ayahuasca.

L’Ayahuasca è una bevanda psicoattiva che combina una liana amazzonica specifica (Banisteriopsis caapi) con una foglia (Psychotria viridis), che produce un cocktail molto amaro, attiva per via orale del DMT, un potente psichedelico conosciuto per generare esperienze mistiche e riuscire a cambiare la vita di chi ne fa uso.

In un primo momento “Acuda” ha avuto difficoltà nel riuscire a trovare un luogo dove i detenuti potessero bere l’Ayahuasca, ma alla fine sono stati accettati da una parte del Sacro Daime, una religione brasiliana fondata negli anni ‘30 che unisce al cattolicesimo, le tradizioni africane e le comunicazioni in stato di trance con spiriti, che divenne popolare nel XIX secolo grazie ad un francese conosciuto come Allan Kardec.

Molte persone in Brasile credono che i detenuti debbano soffrire, sopportare la fame e la corruzione“, ha affermato Euza Beloti sul New York Times, uno psicologo di “Acuda”: “Questo modo di pensare rinforza un sistema dove i carcerati tornano nella società ancora più violenti di quando sono entrati in prigione. [In Acuda] Semplicemente consideriamo i reclusi come esseri umani con la capacità di cambiare.”

I supervisori di “Acuda”, che ottengano il permesso di un giudice per accompagnare circa 15 prigionieri una volta al mese alla cerimonia del tempio, dicono di essere coscienti dei rischi dell’Ayahuasca, comunemente chiamato Daime in Brasile. Allo stesso tempo i terapeuti di “Acuda” fanno uso della bevanda con gli stessi detenuti, così come la guardia della prigione che si offre di scortare il gruppo.

Così è come deve essere” ha dichiarato Virgilio Siqueira, di 55 anni, un ufficiale di polizia in pensione che lavorava come guardia nel complesso penitenziario di cui fa parte “Acuda”. “È gratificante sapere che possiamo sederci qui nel bosco, bere Ayahuasca, cantare i nostri inni e esistere in pace.”

Ma in un paese dove le opinioni conservatrici sono in costante crescita, in risposta al crimine ed alla continua violenza, non tutti sono convinti che questo intervento sia positivo.

Dove sono il conforto e la terapia per noi?” Ha chiesto Paulo Freitas, un amministratore di 48 anni di età, in una fabbrica di cuoio, la cui figlia di 18 anni di età, Naiara, una studentessa universitaria, fu sequestrata, violentata ed assassinata a Porto Velho nel 2013, da un gruppo di uomini – un crimine che sconcertò molte persone in questo angolo dell’Amazzonia.

Che venga permesso o meno l’offrire tali terapie ai carcerati, cosa che può essere considerata come un “lusso”, un pensiero senza dubbio giustificato, non possiamo comunque ignorare il fatto che alla fine molti delinquenti ritornano nella società dopo la loro condanna. Vogliamo vedere queste persone come il prodotto di anni di violenze ed aggressioni? La cosa più probabile è che ripetano i loro delitti.

O forse sarebbe meglio che potessero crearsi nuove aspettative, con un nuovo giudizio sulle proprie decisioni passate e l’opportunità di fare le cose in maniera differente?

Ci considerano la feccia del Brasile, ma questo posto ci accetta” ha detto Darci Altair Sacri da Silva, di 43 anni, un lavoratore edile che sta scontando una condanna di 13 anni per abuso sessuale su un bambino minore di 14 anni: “So che quello che feci fu molto crudele. L’Ayahuasca mi ha aiutato a riflettere su questo avvenimento, sulla possibilità che un giorno possa trovare la redenzione.”

Quali sono i vostri pensieri ed opinioni sul fatto che si offra la terapia con Ayahuasca ai detenuti?

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Fonte: Il New York Times

 

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Alberto José Varela

Alberto José Varela

Fundador de empresas y organizaciones; creador de técnicas, métodos y escuelas; autor de varios libros. Estudiante autodidacta, investigador y conferencista internacional, con una experiencia de más de 40 años en la gestión organizacional y los RRHH. Actualmente crece su influencia en el ámbito motivacional, terapéutico y espiritual a raíz del mensaje evolutivo que transmite.

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