In questa sezione AUTOBIOGRAFIA condividerò i testi più divertenti e conflittuali, perché parlerò di me stesso con umorismo e riflettendo la visione che ho delle cose, ma concentrandomi su tutto ciò che ho vissuto.

Non sarà necessario che io muoia per scrivere una mia biografia, voglio scriverla io stesso in vita.

Uno dei grandi temi che scrivo da decenni riguarda me stesso, a radice che ho un infinita crisi d’identità , ogni volta che inizio a scrivere qualcosa su di me impazzisco momentaneamente perché non so dove sostenermi; per questo affermo:

Mi chiamo Alberto José Varela, ma non è quello che sono . È solo un nome, niente di più.

Sono nato in Argentina ma non sono argentino.

Sono di sesso maschile ma non sono uomo.

Ho 6 figli ma non sono un padre.

Faccio parte di molte aziende ma non sono un imprenditore.

Ho creato molte cose ma non sono un creativo.

Cerco soluzioni e soluzioni ma non sono un cercatore.

Amo scrivere ma non sono uno scrittore.

Ho migliaia di seguaci ma non sono un guru.

Allora cosa sono?

Sento di non essere un nome, non sono il mio passato, né sono quello che dicono di me; Inoltre, non sono parti separate di ciò che faccio, sento, penso o credo.

È una sfida misteriosa per me essere in grado di definire ciò che sono.

Ho smesso da tempo di cercare chi sono, ma sto ancora cercando di scoprire quello che sono.

Nel processo mi imbatto in molti strati profondi che mi danno indizi su da dove vengo e dove sto andando, ma mi danno anche indizi sul perché sono qui e cosa devo fare. Questa esplorazione consapevole dentro di me ha creato uno sguardo, una visione, una percezione della realtà che voglio condividere da questo spazio.

 

 

"Non sapere chi sono è la ragione della mia felicità"

"Non sapere chi sono è la ragione della mia felicità"

Sono pronto a parlare della mia malattia psicologica, che sembra essere già in via di guarigione…

Questa è una breve parte dell’epilogo del secondo libro che ho scritto mentre ero in prigione, quando mi avevano fatto aspettare 14 mesi per la mia assoluzione. È un testo in anticipo, e ti anticipo che è una pazzia poco raccomandabile leggerlo. A breve lo pubblicherò completo. Sono molte pagine. Ecco una piccola pennellata per i miei lettori.

Questo è il motivo che mi fa ridere di più e godere della vita, parlare di me. Soprattutto per essere consapevole che tutto ciò che posso dire su di me è una bugia. Non ho un curriculum, o come si dice in Colombia al curriculum: “foglio di vita”, il mio foglio di vita è vuoto, anche se ho 49 anni e ho fatto quasi tutto e ho passato la mia vita a ricercare, sperimentare, lavorare, vivendo… Ma oggi non ho niente da dire sul mio passato, il poco che posso dire di me stesso è incerto perché sarebbe soggetto alle mie stesse interpretazioni, e questo mi fa molto ridere. La grazia è che non posso definirmi in alcun modo.

Quando si scrive un libro, è come se l’ego dello scrittore fosse legato. Questo libro è stato scritto da ME. In un certo senso l’ego di Alberto José Varela è legato qui, quindi prima di pubblicare questo libro ho pensato alla possibilità di non mettere il mio nome di scrittore e renderlo ANONIMO, poi avremmo salvato tutto questo e i lettori si sarebbero concentrati molto di più su i contenuti. Ma ho deciso liberamente, non solo di far comparire il mio nome, ma anche di dedicare uno spazio per parlare di me stesso per interrogarmi su ciò che sono. Non per parlarvi dei miei successi e riconoscimenti, non per parlare di titoli o dimostrare la mia esperienza.

Dalla mia libertà interiore mi permetto di scrivere di me ma non di ciò che faccio, ho o a cosa mi dedico; gli editori di solito danno un piccolo curriculum dei loro scrittori, ma non voglio raccontarti nulla del mio passato perché me ne sono liberato, né voglio dirti cosa sto facendo ora o offrirti qualcosa. Sento che posso parlare solo del mio presente, ma non perché nego il passato ma perché non ho più un passato. In questo senso posso parlare solo di quello che sembro essere ora, perché quello che sono dal punto di vista trascendente del tempo ancora non lo so e quel poco che so cambia ogni momento.

Tutto ciò che io o altri diciamo su di me è un’interpretazione, ma la tua interpretazione su di me può essere molto più accurata della mia, ti suggerisco di concentrarti sulla tua interpretazione di me perché sarà molto utile per te, per il tuo auto-conoscimento. La menzogna è molto utile come via alla verità. Devi solo saper seguire i segni e ti portano dritto alla verità.

Nessuno è ciò che dice di essere, nessuno è ciò che si mostra, nessuno è ciò che sembra, quindi siamo coinvolti in una menzogna sociale di enormi dimensioni. Ma è davvero meraviglioso poter avere incontri con esseri umani per avere un barlume di quale possa essere la verità. Questo libro è un’opportunità di incontro al di là delle apparenze.

Jack Nickolson ha dichiarato: “Sono stato visto da milioni di persone in molti film in cui ho interpretato dozzine di personaggi, ma nessuno conosce il vero Jack”.

La libertà è un incontro con se stessi in se stessi. Qualunque cosa ci sia va bene, ma devi attraversare strati tettonici duri e spessi di apparenze e bugie, maschere e identità che non ti appartengono. Ed è così che ci si rende conto di cosa si tratta. Ciò che accade fuori non ha importanza, ma molte cose devono accadere dalla menzogna per entrare nella verità individuale. Dobbiamo finire intrappolati nelle mille e una prigioni della vita quotidiana affinché nasca il bisogno di evasione.

ESSERE è una fuga quotidiana. Ciò che sono si sta manifestando, mentre abbatto muri di bugie, quindi ciò che sono viene rilasciato senza alcuno sforzo. La mia essenza scorre e mi innamoro di me stesso ogni giorno. Faccio l’amore con me stesso ogni notte nell’oscurità e nella solitudine di una cella che diventa il ventre della mia coscienza.

È qualcosa di così naturale e sottile quello che siamo, che solo le persone risvegliate possono dettettarlo, ci vuole una grande sensibilità per notare qualcosa di così soave e delicato come la verità.

Dice Philippe Gaulier, attore, drammaturgo ed educatore “Fare l’attore non è una professione per persone sincere, mi piacciono le persone bugiarde; se mi invitano a cena in una casa di persone sincere, non ci vado, mi annoierei”

In questo senso sono un attore, un personaggio di fantasia.

Le persone interagiscono con la società modificando e adattandosi all’ambiente che li circonda in modo che l’ambiente sia confortevole. Come se la vita fosse un’opera teatrale e ognuno di noi attori che interpretiamo ruoli e copioni scritti da altri. Vivere in questa bugia è tragico, ma guardarla è liberatorio e molto divertente.

Essere in grado di osservare quanto sono stato intrappolato per tutta la vita all’interno di una piccola identità mi fa ridere molto, e la risata mi permette di liberare molta energia bloccata durante anni di insoddisfazione; perché vivere presi dall’idea di realizzare e allargare l’ego è una follia insensata. E da quella follia si può uscire solo con un’altra follia più grande: abbandonare l’io come la casa dove abitavo. Dal punto di vista del mio Essere abitavo in una casa che non era mia, ero un occupante. L’ego è stato la mia prigione per molti anni. Vivere nell’ego è vivere all’inferno, o meglio, morire in esso. Dal punto di vista dell’ego ero un intruso, perché occupavo un posto di potere che appartiene solo all’essere. Vivere nell’essere è vivere in paradiso. È essere vivo, vivere e sentire la vita che è in me. Essere consapevoli della vita ci porta al naturale e all’essenziale, è la via della verità.

Essendo inconsci scegliamo la via dell’innaturale, della morte e dell’autoinganno; In questo modo tutto è una finzione, una figurazione, una menzogna che non siamo nemmeno capaci di vedere come tale, ma falsamente la vendiamo agli altri come verità.

Quando vogliamo dare un’idea di chi siamo cadiamo nel bisogno di magnificare noi stessi, io lo chiamo: “esistitis”. Questo è un mio neologismo, così definisco la malattia psicologica che ho sofferto per la maggior parte della mia vita e che gli psicologi o gli psichiatri mi hanno detto che è idopatico o essenziale, ciò significa che non hanno idea da dove provenga o perché sorga, quindi non è definito, quindi ho creato il termine, per definire quale sia la mia malattia: “Esistitis” significa infiammazione dell’ego, è quando la propria esistenza è gonfiata più di quanto non sia. Un giorno mi sono stancato di dover sostenere tante impalcature sulla facciata della mia identità e ho deciso di essere me stesso. Molti hanno cominciato a chiedermi, sei impazzito?

https://albertojosevarela.com/el-loco1/

Elige un Idioma

Selecciona tu Idioma