QUELLI CHE PARLANO MALE, DIFFAMANO, COMMENTANO O CRITICANO HANNO PIENA RAGIONE.
Non vi è nessun conflitto se la ragione ce l’hanno gli altri, ma si prova un gran sollievo ed un’infinita felicità a non volerla avere.
Bla bla, bla bla, bla bla… parole e parole, espressioni e detti, post e commenti, denunce ed opinioni, comunicati e resoconti, articoli e libri… la comunicazione verbale è all’ordine del giorno per la specie umana. Cosa vorremo mai dire con tante parole? La rete non è sufficiente a pubblicare tutto quanto l’uomo vuole esprimere; dietro ad ogni cosa che comunichiamo si manifesta l’intenzione nascosta di voler aver ragione e di volersi affermare nella ragione che crediamo di avere. Perfino la scienza è plagiata da tali intenzioni individualistiche, le quali albergano in ricercatori che hanno bisogno di dimostrare quello in cui credono, e lo fanno attraverso le “relazioni scientifiche”, che elaborano in maniera così metodica e professionale, nascondendo le loro intenzioni dietro alla supposta oggettività della scienza stessa. Alla fine, la maggior parte degli scienziati vuole dimostrare qualcosa in cui credono di avere ragione, e per farlo hanno bisogno di prove. Per tanto le prove che conseguono sono, in una certa misura, manipolate dalla loro intenzione di fondo.
Non starò mica mettendo in discussione e relativizzando la scienza? Sì e non solo questo, sto mettendo in discussione tutto quanto viene detto e scritto. Desidero addentrarmi nelle intenzioni della ragione, andare oltre ciò che viene espresso. Andiamo a fare un giro nel retrobottega della ragione e del fatto che noi esseri umani siamo esseri razionali. L’intenzione di fondo che guida le parole di questo mio post è il voler smontare la ragione, per preparare la via verso l’incontro con l’irrazionalità del mistero.
COMPRENDENDO LA NATURA INTERIORE DELLA RAGIONE
In un processo di evoluzione interiore, nel quale la coscienza comincia a risvegliarsi, possiamo giungere a renderci conto dell’illusione dell’oggettività. È estremamente deludente, per la maggior parte delle persone, giungere alla conclusione che ciò che è “verità” per loro stessi potrebbe essere completamente falso per altri. Noi umani vorremmo fare di una verità parziale e individuale, una verità universale. La cattiva notizia è che la mia verità non è verità, e la tua verità non è la verità. Questo fa male, vero? No, per me non è vero, perché a me non fa male.
La ragione che uno crede di avere non si può cedere ad altri, è una proprietà privata non trasferibile. È una propria creazione basata su se stessi e per se stessi.
La parola RAGIONE proviene dal latino RATIO, che significa calcolare. Quando si ha ragione è perché si sono calcolate molto bene le conclusioni alle quali si è giunti, di modo che esse siano coerenti con ciò che pensiamo e crediamo. “Ragionare” è riflettere per creare un qualche pensiero su qualcosa o qualcuno. Secondo il dizionario è la base per poter emettere giudizi. Le prove esigono un verdetto, ma ciò che viene chiamata “prova”, in realtà, è tale solo per chi la percepisce in siffatta maniera. Il problema è che chi la vede così, chiaramente, vorrebbe che anche tutti gli altri la vedessero alla stessa maniera.
“Avere ragione” significa tener conto solo ed esclusivamente delle nostre percezioni e considerazioni, al fine di trarre una conclusione. CECITÀ, intesa mentalmente, è sinonimo di aver ragione. È come non voler vedere il punto di vista di altri, immedesimarsi nelle proprie convinzioni o conclusioni alle quali si è giunti.
È richiesto un grande sforzo per arrivare ad avere ragione, è necessaria molta dedizione, molto intelletto e buone argomentazioni per averla; ed è ancor più costoso mantenerla, poiché la mente è molto gelosa della propria ragione. Per sostenerla c’è bisogno di eloquenza e perseveranza. Per me è un gran sollievo disfarmene, accettare che ce l’abbiano gli altri, soprattutto quando si tratta di affermazioni contro di me. Non posso né voglio spendere energie per difendermi, o attaccare chi mi attacca, perché rispetto la ragione altrui, perché ognuno è padrone di scegliere le idee che vuole, per giungere alle conclusioni di cui ha bisogno. Tutto è relativo, inclusa la ragione. Non vi è niente di oggettivo nella ragione, a parte la sua pura soggettività, è come guardare in una sola direzione, negando tutte le altre. Avere ragione conduce inevitabilmente alla “cecità”, un estremismo che emerge dalla ragione e nel quale si agisce mossi da odio e rabbia.
Ovviamente continuano gli attacchi e le minacce verso me, verso alcuni dei leader di questo movimento del quale faccio parte, e verso l’organizzazione che ho fondato, nella quale facciamo uso di Ayahuasca (tra i vari enteogeni) in qualità di strumento psicoterapeutico di guarigione e di evoluzione interiore, e non come pianta sacra né come centro cerimoniale di alcun aggregato culturale, tradizionale, ancestrale o religioso.
I motivi che mi sono dato alla base degli attacchi sono vari… a volte penso che sia fondamentalmente perché noi ci siamo staccati dal passato per accedere a nuove e originali opzioni di esplorazione interna. Altre volte sento invece che chi attacca vorrebbe far parte di questa organizzazione, ma non sa come dirlo. Altre volte ancora, secondo quanto mi è stato detto da uno sciamano peruviano, percepisco un rifiuto per il fatto di essere argentino. Inoltre sono stato influenzato da altre persone intelligenti che mi hanno assicurato che è tutta una questione di interessi, o meglio una questione legata ai soldi e alla conquista di mercato. Alla fine… vi sono molti modi di interpretarlo. Sono tutte mie ragioni, non tue. Sono mie possibili verità, ma non sono la verità.
Molti leader, rappresentanti di comunità native o capi di qualche comunità etnica o sciamanica di qualche tipo, si sono spinti ancora più in là, tentando perfino di dimostrare accuse verso me ripetendole all’infinito come pappagalli, e pubblicando in diffusione massiva affermazioni e comunicati creati da loro stessi (incluso a livello scientifico, caduti nella trappola della soggettività) pieni zeppi di dati non riscontrabili o che possano essere dimostrati affidabilmente con prove. Mi trattano come un presunto colpevole, ma non possono portarmi in giudizio né condannarmi, possono solo accusare, solo lanciare pietre, eppure, se guardiamo dentro essi, non potremo fare altro che constatare innegabilmente che HANNO RAGIONE. Semplicemente perché lo dicono e lo scrivono, se lo pensano, è perché hanno ragione. Così funziona la comunicazione per molte persone: “Se lo dice la televisione o se lo pubblicano su Facebook, deve essere vero” in questo senso nelle reti sociali – sulle quali si può pubblicare qualsiasi cosa e adescare adepti per qualsiasi tipo di affiliazione – c’è gente che fa uso di questo potere per attaccare o provare a distruggere gli altri sulla base della loro RAGIONE. Le reti sociali sono una manifestazione di quanto ci capita a livello personale: “SE LO PENSO E LO CREDO, ALLORA HO RAGIONE”.
Come non riconoscere e dare ragione a ciò che altri pensano, quando ognuno lo dice per una qualche ragione? Ogni essere umano ha le proprie idee e ideologie, ha i propri interessi di cui è geloso, e guai a chi li pregiudichi, ognuno ha le proprie interpretazioni di ciò che vede e ode, ogni persona è libera di trarre tutte le conclusioni che vuole in base alla propria scala di valori; il prossimo ha tutte le ragioni per dire la propria, criticare o giudicare… Qual è il problema se le cose stanno così? A me non infastidisce per niente, rispetto l’opinione altrui, perfino quando tali opinioni provano a diffamarmi o a mettermi in discussione. Comprendo che lo dicono per una o per molte ragioni, e che non è casuale né estroso.
A volte succede che entrare in conflitto con me produca soddisfazione, dà del protagonismo o perfino una certa misura di potere. Altre volte, parlare male è come fare una grande confessione liberatrice per chi lo fa. In altre occasioni vi sono ferite o traumi del passato che si attivano di fronte a qualcosa o qualcuno che, senza volerlo, tocca tali punti dolorosi. Altre volte è perché si difende una causa e non si ammette che venga messa in discussione; in altri casi ancora c’è gente che sceglie un percorso di catarsi verbale per drenare la molta ira o aggressività che si porta dentro, allora lanciare accuse può essere un atto di guarigione per chi è pieno di rifiuto interiore, risentimento oppure odio, che non è stato possibile esprimere al momento opportuno. Proiettare quell’energia distruttiva all’esterno equivale a dissiparla sugli altri. Quando c’è una gran temperatura interiore bisogna portarla all’esterno. Qualsiasi sia la ragione per volerla tenere dentro e qualsiasi sia il modo di esprimerla, è propria di ognuno ed è parte del suo processo di evoluzione.
Un esempio concreto che vivo nella mia vita: dicono che sono un truffatore, ma non lo possono dimostrare, è così ovvio, riconosco che in un certo senso lo sono, per tutti coloro che non sono d’accordo con quanto dico e scrivo, e per tutti coloro che, sebbene mi minaccino, non possono farmi dire quanto vorrebbero sentire. Una truffa è un delitto che può essere dimostrato oggettivamente, ma quando è un’affermazione soggettiva, nata da motivazioni emotive, religiose, filosofiche o ideologiche, è ovvio che tale accusa non è altro che un ulteriore insulto. Ogni denuncia infondata e senza prove reali, proviene da una ferita interna di chi la adduce. Va compresa questa cosa.
Un altro esempio: dicono che Darwin Grajales vuole abusare dei bambini, come se all’improvviso fosse diventato un maniaco sessuale; sembra che un giorno questo accattivante cantante colombiano abbia detto che voleva fare l’amore con bambini, con uomini e anziani; egli stesso ha chiarito che “fare l’amore” non era inteso come fare sesso, ma fare l’esperienza di dare e ricevere amore da tutte le persone, bambini e anziani, amore non erotico, ma sentimentale, basato sull’accettazione e sulla gratitudine verso il prossimo, così com’è. Ma, perché interpretare questa affermazione in maniera così travisata? Conosciamo a migliaia Darwin e sappiamo molto bene quanto dice e soprattutto quello che fa, e non ha nulla a che vedere con gli abusi sessuali. Non abbiamo nemmeno bisogno di difenderlo, ma solo di affermare una volta ancora che chi interpreta a questo modo lo farà per qualcosa di inerente a se stesso.
AYAHUASQUEROS, YAGESEROS E MAESTRI CURANDEROS SI STANNO TAGLIANDO LE GAMBE DA SOLI. Cosa starà mai succedendo a tante persone che assumono e assumono Ayahuasca, senza cambiare il proprio atteggiamento distruttivo né smettere di criticare? Perché tanti referenti del mondo dell’Ayahuasca, che assumono questa potente medicina da vari decenni, ancora non sono riusciti a guarire il giudizio, l’ira e il risentimento? Per quale motivo un gruppo di 100 “cosiddetti” scienziati hanno firmato una carta accertando la mia pericolosità nell’uso dell’Ayahuasca, basandosi su di un documento che proviene dal pettegolezzo? Cosa sta succedendo a tanta gente, che vede emergere il peggio di sé in azioni che compromettono la loro ragione?
A tutti loro DO RAGIONE, PERCHÉ È LORO, NON VOGLIO APPROPRIARMI DI CIÒ CHE NON È MIO.
NEL DAR RAGIONE A TANTI DIFFAMATORI O GENTE CHE HA BISOGNO DI DIVULGARE LA PROPRIA RAGIONE, NON STO DICENDO CHE CIÒ CHE DICONO SIA VERITÀ, MA CHE È LA “LORO” VERITÀ, UNA VERITÀ CREATA SU MISURA, PER DIMOSTRARE QUALCOSA A LORO STESSI.
Mi dispiace dare questa notizia: l’oggettività esiste solo in coloro che si sono risvegliati o illuminati e che hanno accesso alla coscienza oggettiva, ma per il resto dei comuni mortali esiste solo la pura soggettività. Perfino quanto sto scrivendo ora proviene dalla mia soggettività, orientata evidentemente a destabilizzare la soggettività di coloro che sono ossessionati dall’aver ragione.
NON SONO ALBERTO JOSE VARELA, PERCHÉ VIVO METTENDO IN DISCUSSIONE CIÒ CHE SONO.
NON CREDO IN ME.
Alberto José Varela