USCIRE DALLA NEW AGE (Prima parte): Verso l’inizio di un processo di trasformazione interiore.

SE NON CI LASCIAMO ALLE SPALLE CIÒ CHE È VECCHIO SIAMO DESTINATI A VIVERE NELL’OBSOLESCENZA

L’esistenza si rinnova ad ogni istante, i problemi si fanno ogni giorno più complessi e la sfida di chi vuole compiere un’evoluzione interiore è inevitabilmente in crescita.

Le persone che stanno facendo qualcosa per la propria evoluzione, o che stanno ampliando il proprio livello di coscienza, scelgono metodi più o meno elevati o profondi, più o meno spirituali o terapeutici, per continuare ad avanzare e superare i propri limiti. Tali scelte fanno capo a diversi motivi, ma alla base provengono da persone che si stanno rendendo conto delle medesime cose, sebbene possano essere individui diversi che vivono in continenti separati. Tutti confluiscono nella stessa radice. Secondo la mia percezione, si tratta del sentire che qualcosa non va bene, a prescindere dal tenore di vita che uno abbia; non siamo così soddisfatti come desideriamo essere, a prescindere dalla nostra posizione socio-culturale; vi sono problemi interiori profondi che ci infastidiscono e provocano disagio, a prescindere da ciò a cui ci dedichiamo; abbiamo delle spine piantate che ci dolgono, e una voglia tremenda di toglierle per smettere di soffrire.

Nel mondo alternativo (mi riferisco alla gente che cerca soluzioni diverse da ciò che il sistema ha da offrire o dalle proposte ufficiali legate alla salute), da diversi decenni cerchiamo di porre fine al nostro malessere nei modi più originali.

La sofferenza si può esprimere in vari modi, ognuno la configura nella propria particolare maniera e la manifesta come può: la varietà è immensa. Quando ci mettiamo a cercare soluzioni, incontriamo una chiara tendenza superficiale, tipica di ciò che ci viene offerto, la quale si palesa nel fatto che si prova a curare il sintomo, risolvere in apparenza i problemi, o porre rimedio temporaneamente a ciò che non funziona bene, o creare soluzioni illusorie. Per tanto, anche se i problemi vengono dissimulati, fanno ritorno in diversi modi e con situazioni o in momenti differenti. In fondo, sentiamo che tutto continua ad essere uguale a prima, ma almeno sentiamo di star facendo qualcosa, nutriamo la fantasia di essere molto migliori, eppure continuiamo a cercare una soluzione.

Perché le tecniche non funzionano secondo i nostri bisogni? Perché i metodi passano di moda e continuiamo a sperare in qualcosa di nuovo? Perché i risultati non hanno durata, o non si instaurano in maniera permanente? È davvero efficace ciò che viene proposto nel mondo alternativo?

Ciò che in pochi sanno, è che dietro la scelta di una qualche via di lavoro personale si cela un’eredità energetica che ci condiziona nella ricerca e nella possibilità di trovare la soluzione. Scegliamo ciò che scegliamo, condizionati dalle medesime intenzioni originali con le quali è nata quest’era dell’acquario e il movimento contro-culturale (a partire dalla metà del XX secolo) nel quale migliaia di persone diedero inizio alla “NEW AGE” caratterizzata da un nuovo tipo di ricerca, incentrata sulla spiritualità, la libertà di espressione, l’attenzione verso la natura, la convivenza in pace e amore.

Sebbene con questo si siano aperte delle alternative e siano emerse possibilità prima sconosciute, quest’era era assai limitata da diversi fattori. Lo si può notare nel fatto che le proposte di soluzione ai complessi problemi umani continuano ad avere le stesse limitazioni di sempre. Cambiano di nome, ma in fondo offrono più o meno la stessa cosa: sollievo. A volte questo sollievo viene generato da una qualche spiegazione, più o meno interessante, di ciò che ci succede; altre volte, perché troviamo consolazione in un buon terapeuta che ci sostiene e ci ascolta, oppure, nel migliore dei casi, perché riusciamo a sbloccare emozioni represse con una qualche tecnica efficace, o a liberare valori nascosti con un qualche metodo trendy. Tutto aiuta ad alleviare il problema, ma il nucleo continua a rimanere inaccessibile.

Le parole che usiamo noi “alternativi” per definire l’oggetto della nostra ricerca a livello personale sono molte: guarigione, risveglio, illuminazione, fioritura, connessione, cambiamento, auto-conoscenza, realizzazione, trascendenza, crescita personale, self-help; ognuna di esse ha un senso preciso nel chiamarsi così, eppure tutte, in una certa misura, appartengono alla scienza interiore, che a me piace chiamare INGEGNERIA DELLA TRASFORMAZIONE, per differenziare ciò che è un lavoro di riforma da ciò che è un lavoro di ristrutturazione, e nel frattempo per introdurre ad un approccio profondo.

Le strutture e i modelli sui quali abbiamo creato i nostri progetti di vita sono miserabili e disarmonici, per questo finiscono per creare ogni tipo di disequilibrio e malessere. Quando ci rendiamo conto che le fondamenta sulle quali abbiamo costruito la nostra vita non sono buone è già troppo tardi, e ci troviamo a vivere in una casa instabile, che poggia su fondamenta che non sono in grado di sostenerci e di sopportare ciò che ci succede. Allora cominciamo a fare ogni tipo di riparazione. E infatti le proposte alternative sono riparatrici e correttive, poiché provano a “regolare”, ma non a ristrutturare.  Le proposte ufficiali offerte dal sistema sono, per la maggior parte, ancora più limitate, nel senso che non provano nemmeno a regolare, ma piuttosto a normalizzare e adattare le persone al sistema stesso.

In questi vari decenni sono sorte molte volte in me queste domande: Ci sono persone che vogliono fare una ristrutturazione della propria vita? Esiste un pubblico che abbia reale interesse a compiere una trasformazione a livello personale? Siamo disposti a fare cambiamenti dalla radice? La risposta affermativa arriva da me stesso, poiché questa è sempre stata la mia intenzione, e posso confermarlo in molte altre persone che conoscerò e attrarrò lungo questa via.

Ciò che si vede molto nitidamente in gran parte della gente è il bisogno di cambiare, ma ciò che invece non è molto chiara è la ferma decisione di farli, tali cambiamenti. In questi momenti di dubbio o scarsa lucidità su cosa fare, sorgono la paura della perdita, l’attaccamento a ciò che è comodo e sicuro, l’urgenza di dover continuare con ciò che è già noto, le influenze esterne, per citare alcune delle tante cose che alla fine ci convincono a continuare più o meno uguale a prima, senza approfondire ciò che ci succede. Per tanto, scegliamo per lo più di non cambiare. È a tale decisione che si sta assistendo nel mondo alternativo, per mezzo di proposte più o meno spirituali o terapeutiche.

Il fatto di aver dato inizio ad una “New Age” di ricerca, e che un nutrito gruppo di persone si sia ribellato contro l’establishment, che abbia manifestato a favore della pace e dell’amore, che si sia espresso liberamente e si sia liberato di molte repressioni, ha dimostrato che c’era un’intenzione di attuare cambiamenti nella società e nel sistema, ma esteriormente. Ora, dopo oltre 50 anni dall’inizio di questa ricerca di libertà, siamo di fronte alla possibilità di lasciarci alle spalle l’eredità energetica che ha creato questo movimento, giacché è essa stessa una grande limitazione. Ciò che è vecchio, tradizionale, antico, passato, è storia e, come tale, è un condizionamento per coloro che vogliono compiere una trasformazione personale. Quell’energia del passato aveva molta forza per ribellarsi, perché in fondo stavano cercando la maniera di guarire la relazione con l’autorità (il padre). Il modo migliore che hanno trovato per sostituire quell’autorità è stato rivolgendosi alle tradizioni ancestrali, trasformandosi così in seguaci di maestri spirituali, amanti delle discipline orientali, e perfino rendendosi devoti ad altre religioni o credo. Alla fine smisero di seguire un padre, per seguirne un altro. Bisognava ribellarsi ad un’autorità mal esercitata, per obbedire a fonti di autorità più gentili e comprensive. Cercavano in fondo di trovare un amore genuino che non avevano sperimentato con la madre, e che questa nuova fratellanza invece forniva, sebbene fosse soltanto un sentimento superficiale di affinità.

Questa eredità non può condurci molto lontano, lungo la via della trasformazione, perché nella medesima radice del movimento della New Age vi è questa decisione: Voglio scappare, voglio sostituire, non voglio cambiare! Anche se è vero che tutti, in una certa misura, avessero l’intenzione di farlo, ma non a partire dall’interno.

Sono passati molti anni di prove ed esperimenti. Molte cose nuove sono emerse. L’energia si è rinnovata e si sono create le condizioni affinché qualcosa succedesse nel genere umano. Eppure ora notiamo che tutto è più o meno nella stessa situazione di prima, se non peggio. Per tale ragione, sento che è giunto il momento di andare oltre ciò che è stato iniziato dalla New Age, creando proposte orientate al cambiamento reale, lasciando alle spalle le conquiste di quel movimento e senza appoggiarsi alla sua energia. È stata utile a suo tempo, ma ora è obsoleta di fronte all’enorme complessità dei problemi che abbiamo. È stata un’iniziazione all’apertura, ma non al cambiamento interno. Accendere candele, bruciare incenso, avere un altare spirituale, ascoltare musica di rilassamento, recitare mantra o vestirsi con vestiti di cotone serve per creare un’aura di pace e rilassamento, ma non serve per compiere il prossimo balzo evolutivo nel mondo interiore. Andare in India, trovarsi un maestro, assumere sostanze psicoattive o formarsi in nuove tecniche di tendenza può arricchire a livello personale e dare la sensazione di benessere, ma non ci trasformerà.

Affinché comincino a nascere nuove proposte che vadano oltre a ciò che è stato offerto dalla New Age, è necessario uscire dagli schemi che l’hanno sostenuta. In pratica vi sono vari punti che dobbiamo abbandonare, o aspetti principali da trascendere.

-Smettere di cercare all’esterno, ponendo attenzione agli strumenti. Le tecniche sono periferiche, non sono il centro della questione.

-Lasciarsi alle spalle le tradizioni e le maniere che conosciamo di fare le cose. I modelli e gli ideali sono superati.

-Abbandonare le preferenze, gli attaccamenti e le dipendenze nei confronti di quei metodi che padroneggiamo e verso i maestri nei quali confidiamo.

-Abbandonare i sincretismi e le mescolanze che continuano ad avere l’energia delle parti che li compongono.

-Abbandonare la superficialità espressa nel bisogno di alleviare e riparare, riformare e migliorare.

Nel prossimo post mi dedicherò ad ognuno di questi punti. Vedremo come tutto ciò che viene offerto nella ricerca interiore, in una certa misura, è condizionato e contaminato dal passato. Tutto ciò che io stesso offro è contaminato dal passato, ma mi faccio in quattro ogni giorno per ripulire ogni traccia di esso che trovo o individuo in ciò che ho da offrire alle persone.

Riassumendo, vi sono tre obiettivi molto chiari verso cui puntare con questa proposta, a partire dall’abbandono del vecchio e del passato: 1- RAFFORZAMENTO: il potere è in me, non fuori né in tecniche o metodi che utilizzo. 2- PROFONDITÀ: io sono il metodo e il processo della mia guarigione. 3- INTEGRAZIONE: dentro me si riunisce e si unifica tutto ciò che è separato disgiunto all’esterno. In conclusione: MI FACCIO CARICO DI ME STESSO, MI RESPONSABILIZZO DEL MIO PROCESSO DI GUARIGIONE.

PERCHÉ IL CAMBIAMENTO NON HA FUNZIONATO?

Sono molto grato per tutto ciò che hanno fatto le persone che hanno fondato la New Age, ma ritengo anche che in quel momento SI SIA COSTRUITO UN GRAN MONUMENTO ALLA SUPERFICIALITÀ, e che continua ad essere riferimento per ogni iniziativa di lavoro interiore. Sulla sua base si sono sviluppate le più disparate specializzazioni per scappare ed evadere dal centro della questione: cambio di religione, di credo, di alimentazione, di vestiario, di comportamenti sessuali, di immagine, di amici…ma pochissimi cambiamenti interiori veri. Cambiare le cose all’esterno, per non cambiare niente dentro.

Era più che ovvio e logico che se in quel momento di adolescenza e ribellione, come specie, noi umani siamo usciti dalla scomodità con l’anticonformismo e la protesta, per lanciarci verso la ricerca di libertà e di opzioni alternative, questa sarebbe stata guidata dall’insoddisfazione interiore, e per tanto, l’unica cosa che potevamo trovare in tale ricerca impulsiva di soluzioni, erano possibilità di evadere e distrarci, senza approfondire la radice.

Per mezzo della New Age, ciò che era alternativo si è trasformato in una fabbrica di giocattoli, che hanno creato un benessere spirituale e la sensazione di libertà nei ricercatori ribelli. Di fatto, gli hippies hanno rappresentato alla perfezione i bambini che giocarono a voler cambiare il mondo.

La mia visione è che questo è il momento per maturare, uscire dall’adolescenza del ricercatore spirituale che ha bisogno di dipendere, per dare inizio ad un’era di iniziazione terapeutica profonda, sensibile e acuta, che permetta ad ognuno di giungere, con assoluta sincerità, alla parte più intima del proprio conflitto originale.

È il momento di usare la tecnologia sulla quale possiamo contare, creare nuovi ulteriori approcci, sviluppare progetti di ingegneria della trasformazione. E soprattutto, aprirci alla profondità. Ci tocca voltare pagina e abbandonare la superficialità.

Se abbiamo il coraggio di immergerci, saremo alla soglia della magia e innanzi alla scoperta del senso di tutto questo; il coraggio di approfondire ci condurrà a ciò che da sempre cerca chi riconosce la vita come un mezzo per giungere al mistero.

Benvenuti all’era dell’Evoluzione Interiore, per mezzo di un processo di autentica trasformazione, nel quale sia possibile fare uso intelligente, senza identificarsi, di tecniche, sostanze, metodi o quel che sia, più appropriati per ogni persona e per ogni momento.

Molti ricercatori hanno ricevuto iniziazione spirituale, sciamanica o mistica, ma ora è il momento di un’iniziazione di un processo di trasformazione interiore. Tale decisione è quella che segnerà il nuovo tempo, con nuove forme e nuove mete. Il mio contributo a tutto questo progetto è la spinta che sto generando in molte persone, affinché si addentrino lungo questa via. Il solco è ben definito, così da sapere come procedere, passo-passo, lungo questo percorso che già in molti stanno percorrendo, felici di ciò che hanno scoperto.

Alberto José Varela

[email protected]

https://albertojosevarela.com/it/uscire-dalla-new-age-2/

Lasciaci un commento su questo articolo o condividilo con noi.

WhatsApp
Twitter
Facebook
LinkedIn
Email
Picture of Alberto José Varela

Alberto José Varela

Fundador de empresas y organizaciones; creador de técnicas, métodos y escuelas; autor de varios libros. Estudiante autodidacta, investigador y conferencista internacional, con una experiencia de más de 40 años en la gestión organizacional y los RRHH. Actualmente crece su influencia en el ámbito motivacional, terapéutico y espiritual a raíz del mensaje evolutivo que transmite.

Altri articoli di Alverto

Alberto José Varela

L’Impronta Senza Traccia

L’incontro tra Rumi e il suo maestro, di cui, comunque, non è opportuno pronunciare il nome, perché ogni vero maestro sa di non esserlo.
Rumi il discepolo. Discepolo significa apertura al divino. La parola “maestro” è solo un simbolo che indica un’apparenza di qualcuno. Qualcuno che sa di non esserlo. Come molte storie di maestri e discepoli, sono storie di puro amore.
Questa è una storia molto particolare, che è tenuta in grande considerazione nei circoli sufi.

Leggi di più >>

Elige un Idioma

Selecciona tu Idioma