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LE PAROLE CREANO LA REALTÀ. Approfondendo ciò che ci succede possiamo arrivare all’origine di ciò che pensiamo e alle cause della maggior parte delle cose che ci capitano.

IL PROCESSO INCOSCIENTE E AUTOMATICO FUNZIONA IN BASE A UNA PROGRAMMAZIONE.

La vita è finita sottomessa alla comodità del limitato e alla sicurezza di ciò che è conosciuto. Vuoi liberarti? 

“Penso, dunque sono” afferma il famoso concetto filosofico; ma cosa c’è prima del pensiero? Chi o cosa sta intrecciando i fili delle decisioni e intessendo l’origine degli atteggiamenti e la creazione del pensiero? È il pensiero stesso l’origine, o esso è soltanto un effetto di qualcosa di più profondo? Se l’esistenza deriva dal pensiero, allora anche i fatti o le reazioni sono condizionate da ciò che pensiamo. Veniamo da un’epoca nefasta, lungo la quale ha preso forma l’infelice idea poi trasformatasi in “Penso, quindi agisco”. Come poter disarmare questo complesso meccanismo creatore di modelli di vita insoddisfacenti?

La maggior parte delle persone reagisce alle circostanze della vita in accordo ai propri pensieri. Le nostre idee e credenze sono dei pensieri che a loro volta hanno generato delle conclusioni; i pensieri sono la parte più proattiva delle percezioni perché sono la parte che attiva il meccanismo di azione; i pensieri sono le conclusioni a cui arriva la nostra mente e che sono pronte a emergere sotto forma di azioni, parole, decisioni e reazioni, che a loro volta creano la nostra vita. Però anche quello che ci succede crea dei pensieri, che a loro volta creano altre realtà.

È un circolo vizioso, una specie di circuito chiuso in cui causa ed effetto, effetto e causa lavorano insieme per creare una realtà automatica e schiavizzante. I pensieri creano quello che ci succede, e quello che ci succede crea ancora più pensieri che sono la fonte del futuro che vivremo, è un loop di programmazione che ci tiene prigionieri e che è guidato dall’inconscio che crea vita.

IL FALSO POTERE DEL PASSATO

La scienza afferma che l’inconscio crea ogni cosa, io aggiungo che, di base, lo fa per tenerci agganciati al passato, condizionati dalla sicurezza del “conosciuto” e dalla comodità del “limitato”. L’inconscio è il deposito del passato e ha una funzione ben specifica da compiere: è la banca delle memorie che ha il potere di trasformarsi in realtà in maniera automatica. L’inconscio accumula dati ormai morti su cui si basa per dominare e controllare. È un governo tirannico, occulto e invisibile agli occhi degli uomini ignari che ancora non riescono a rendersi conto di cosa c’è dietro. Sono in molti, sono la gran maggioranza, e quando arrivano a rendersene conto vogliono uscire dalla trappola in cui stanno vivendo. Finché non si risvegliano così da vederlo, non si potranno liberare.

Questo meccanismo funziona in maniera autonoma e automatica, poiché l’inconscio è strutturato come un linguaggio e da lì nascono le voci interne che parlano e dettano legge, che ordinano e incolpano, che giudicano o esigono; sono voci che provengono dall’oscurità del passato. Per poter sviluppare questo dialogo interno, la mente deve creare dei personaggi che interagiscano tra loro e intrattengano una relazione di mutua fiducia; i personaggi devono essere credibili e creduti per poter generare fiducia in altri personaggi, sia interni che esterni. A tal fine ogni personaggio ha bisogno di un copione da interpretare. L’umanità ha migliaia di milioni di personaggi che hanno preso il sopravvento sull’essere umano autentico. Migliaia di copioni scritti dallo stesso autore: l’inconscio.

Però le radici di tutto questo sono ben più profonde; così come l’inconscio è strutturato come un linguaggio, il linguaggio è strutturato come un insieme di parole. In questo momento stiamo avendo uno scambio di PAROLE, io scrivo e tu leggi. Entrambi ci troviamo davanti alla grande opportunità di essere consapevoli delle parole, da dove vengono e dove vanno, abbiamo la possibilità di usare il linguaggio, non per intrappolare, ma per liberare. Per questo possiamo usare la parola come se fosse una sostanza enteogena, che espande la coscienza facendo entrare luce e attivando la capacità di comprensione. Per questo suggerisco di entrare nella fabbrica delle realtà.

UNA VITA PROGRAMMATA

Come stavo dicendo, il processo della vita scorre tra circostanze, percezioni, conclusioni, pensieri e alla fine azioni o reazioni. Si potrebbe affermare che la realtà che ognuno di noi costruisce proviene dalle parole articolate nell’inconscio per etichettare e classificare qualunque cosa vediamo o che ci succede. Una volta identificate e definite, possediamo pensieri pre-pronti in merito a ognuna di queste cose, e se crediamo che questa sia la “verità”, finiamo per identificarci con queste definizioni;  questo è quello a cui ci riferiamo parlando di CREDENZE LIMITANTI. Per me chiamarle così è un eufemismo, in realtà sono IDENTIFICAZIONI SCHIAVIZZANTI. Per questo affermo che la disidentificazione è la soglia della libertà. Non c’è modo di destrutturare una credenza se non avviene una disidentificazione con il pensiero.

IL BISOGNO DI ESPRIMERE QUELLO CHE PENSIAMO E CHE FACCIAMO:

Sono così tante le cose che ci succedono nella vita, che ci producono una gran quantità di pensieri e di conclusioni in merito alle cose e alle persone, quindi abbiamo bisogno di tirarle fuori, di condividerle, di trasmetterle agli altri; in qualche modo vogliamo che gli altri sappiano cosa pensiamo, addirittura che la pensino come noi, che semplicemente ci ascoltino per poter drenare tutto quello che c’è nella nostra mente o che semplicemente si crea, perché abbiamo bisogno di essere creduti per poter continuare sempre nello stesso modo.

L’essenza di ogni terapia è l’ascolto, perché calma il nostro infinito bisogno di essere ascoltati; indipendentemente dal fatto che il terapeuta ti dia indicazioni o meno, il fatto che ti ascolti è un grande sollievo che produce effetti terapeutici molto positivi, e questa è una ragione più che sufficiente per giustificare quello che paghiamo. Paghiamo affinché ci ascoltino e paghiamo anche per ascoltare altre persone, è evidente che diamo valore all’azione dell’ascolto. A volte non si paga con i soldi ma con l’attenzione-ammirazione che diamo a coloro che ascoltiamo o viceversa, con quella che ci dà chi ci ascolta.

Una delle migliori psicoterapie che ho fatto nella mia vita è dialogare con me stesso, infatti quando mi preparo a raccontare a me stesso ciò che mi succede, sorgono dei personaggi che hanno bisogno di parlare, ma in questo caso: con chi parlano? A chi raccontano la bugia? Se non appare un altro personaggio che ascolta, la bugia crolla, per tanto c’è bisogno di molti personaggi che siano pronti per parlarsi a vicenda. Da lì nascono le voci che fanno impazzire e manipolano la nostra mente. I dialoghi interni sono una manifestazione del fatto che c’è una attività di fondo tra personaggi che si parlano, discutono, traggono conclusioni, ecc.

Per fermare questa follia dobbiamo smettere di crederci e/o che gli altri smettano di crederci. Questa è l’essenza della No-Terapia, che ho creato proprio per smantellare le identificazioni che supportano le bugie in cui viviamo. Nessun processo di trasformazione personale può evitare di passare per questa fase critica, di renderci conto che viviamo in una fantasia creata dalla mente, in base a percezioni, pensieri, conclusioni  e ripetizioni dello stesso copione una e mille volte, fino alle morte.

MORIRE AL CONOSCIUTO E RINASCERE AL MISTERO:

Che noia vivere dal passato, rispettando l’inconscio in modo incondizionato; vivere in tutto ciò che ci risulta familiare è come vivere dentro una bara, la morte sta nel passato, la vita nel futuro, malgrado ci abbiamo raccontato il contrario. Quando ci liberiamo dalle catene del passato, le porte della vita si spalancano una dopo l’altra affinché possiamo volare in libertà verso il mistero che è lì a nostra disposizione; scegliere il conosciuto vuol dire rifiutare la vita, arrenderci all’ignoto è rivivere l’eterna esperienza della libertà. La vita è un’opportunità per aprire le ali e volare verso il mistero, ovvero ciò che ha il potere di stupirci e dove le sorprese si rinnovano in modo creativo per darci la sensazione autentica di vivere in un’eternità senza fine.

La “dicha” (che tradotto in italiano vuol dire “fortuna”, “felicità” e che viene da “detto”) è legata a ciò che ti hanno “detto” da quando sei nato, e che ha costituito la struttura dell’inconscio da dove nascono le percezioni e i pensieri, la materia prima della tua realtà. Se vuoi puoi cambiarla per una realtà migliore, e per farlo, può darsi che dovrai svolger un gran lavoro terapeutico e perfino spirituale; tuttavia, viceversa, puoi deprogrammarla per far sì che sorga una vita imprevedibile, in cui non saprai mai quello che succederà; ma per questo c’è bisogno di qualcosa di molto diverso. Lo esprimo usando parole che in sé sono come, ciascuna, un titolo che approfondirò in un altro articolo:
1- Riconoscere
2- Arrenderti
3- Osservare
4- Affidarti
5- Farti carico
Sono i cinque passi verso la fiducia, ma non la fiducia forzata e manipolata dei personaggi che mentono, bensì la fiducia autentica, la quale è il combustibile che ci porta verso il mistero, una fiducia , questa, che nasce senza dover far nulla.

Alberto José Varela

[email protected]

UNA CANZONE DI KIRTAN SUL PENSIERO E LE PAROLE:

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Alberto José Varela

Fundador de empresas y organizaciones; creador de técnicas, métodos y escuelas; autor de varios libros. Estudiante autodidacta, investigador y conferencista internacional, con una experiencia de más de 40 años en la gestión organizacional y los RRHH. Actualmente crece su influencia en el ámbito motivacional, terapéutico y espiritual a raíz del mensaje evolutivo que transmite.

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